Gli esercizi bioenergetici

Gli esercizi che vengono usati in terapia hanno lo scopo di sciogliere le tensioni muscolari croniche che limitano la naturale motilità dell’organismo. Eseguendo questi esercizi il paziente ha la possibilità di entrare in contatto con le rigidità e le tensioni del corpo, che sono il corrispettivo delle rigidità e delle inibizioni a livello psichico. Attraverso dei movimenti appropriati è possibile sciogliere queste tensioni e reinstaurare nel corpo il flusso delle sensazioni.
Abbiamo già sottolineato che gli esercizi bioenergetici di per sé non costituiscono un processo terapeutico e non possono risolvere profondi problemi emotivi. Essi però permettono all’individuo di identificarsi maggiormente con il suo corpo, aumentando la vitalità e la capacità di provare piacere.
Una significativa innovazione di Lowen fu l’introduzione del lavoro in gruppo, attraverso corsi di esercizi a cui partecipano più persone. Sotto la guida di un conduttore esperto i partecipanti eseguono un programma di esercizi. Nella prima parte generalmente si eseguono esercizi dalla posizione in piedi, che servono a sciogliere le tensioni della metà inferiore del corpo e a rinsaldare il contatto con il suolo (grounding). Molti di questi esercizi possono essere molto dolorosi e richiedere un notevole sforzo. Nella seconda parte i partecipanti assumono la posizione sdraiata, che elimina la pressione che la forza di gravità esercita sul corpo. Come rileva Lowen, questa posizione ha un aspetto regressivo, perché suggerisce il ritorno ad un atteggiamento infantile del corpo, che facilita il “lasciar andare” o abbandono del controllo. Alcuni degli esercizi di questa parte comportano ad esempio lo stiramento ed il rilassamento delle gambe o l’inarcamento della schiena. In questa posizione inoltre vengono svolti degli esercizi che Lowen definisce di tipo “sessuale”, in quanto servono a sciogliere le tensioni del bacino per provare maggior piacere nel rapporto sessuale.
Gli esercizi di gruppo in genere non prevedono l’elaborazione verbale del vissuto personale dei partecipanti.
Oltre agli esercizi fondamentali di “grounding” e per la respirazione, nelle sedute di terapia individuale sono impiegati frequentemente degli esercizi di tipo “espressivo”, il cui scopo è facilitare appunto l’espressione dei sentimenti del paziente.

Gli esercizi di “grounding”.
Gli esercizi di “grounding” servono a portare l’individuo a contatto con le tensioni della parte inferiore del corpo L’esercizio di base è molto semplice da eseguire e viene usato in genere per far iniziare le vibrazioni nelle gambe. Ricordiamo che per Lowen la vibrazione, non solo delle gambe ma di tutto l’organismo, è la chiave della vitalità e un corpo sano è in uno stato costante di vibrazione. Durante il lavoro in gruppo questo esercizio può essere eseguito sia all’inizio sia verso la fine della prima parte della seduta. Dalla posizione eretta, con i piedi distanziati di 20-25 cm. e le ginocchia leggermente piegate, si flette il busto fino a toccare il pavimento con le mani. Il peso del corpo rimane comunque tutto sui piedi. Si possono eventualmente raddrizzare e piegare le ginocchia alcune volte per rilassare i muscoli delle gambe. Questo esercizio può essere molto doloroso e in genere procura delle vibrazioni di varia intensità nelle gambe.
Un’esercizio che mira a ridare flessibilità agli arti inferiori si effettua piegando e raddrizzando le ginocchia un certo numero di volte. Molte persone hanno l’abitudine di tenere le ginocchia bloccate e le gambe rigide: questa posizione impedisce di scaricare al suolo la tensione e lo stress, concentrandoli invece nella regione lombosacrale.
Tra gli esercizi fondamentali di “grounding” c’è poi quello chiamato “arco”. Sempre dalla posizione eretta e con i piedi distanziati di circa 45-50 cm., si flettono le ginocchia il più possibile senza sollevare i talloni da terra. Poi si mettono le mani all’altezza dei reni e ci si inarca all’indietro. Bisogna cercare di respirare profondamente nel ventre. Questo esercizio mette sotto sforzo le gambe, apre in modo completo la respirazione e allenta la tensione nel ventre. Se compare dolore alla bassa schiena significa che in questa zona c’è una considerevole quantità di tensione.

Gli esercizi per la respirazione.
Come abbiamo già avuto modo di dire precedentemente, le tensioni corporee limitano più o meno pesantemente il ritmo e l’ampiezza della respirazione.
Tutti gli esercizi che vengono usati in Analisi Bioenergetica portano ad una respirazione più profonda. Ve ne sono alcuni più specifici che si concentrano quasi esclusivamente su questa funzione. Due di essi si eseguono dalla posizione distesa. Nel primo le ginocchia sono piegate e i piedi poggiano sul pavimento ad una distanza di circa 40 cm. l’uno dall’altro. Ad ogni inspirazione il bacino si sposta all’indietro e ad ogni espirazione in avanti. Questo produce un aumento della profondità della respirazione e dell’ampiezza dei movimenti addominali.
Nel secondo esercizio le gambe sono sollevate in aria e le ginocchia leggermente flesse. Bisogna piegare le caviglie e spingere in alto i talloni. In questa posizione la respirazione diventa più profonda e le gambe dovrebbero cominciare a vibrare.
Un altro esercizio che, pur non essendo specifico per la respirazione, contribuisce ad ampliarla, prevede l’uso di uno strumento che viene chiamato “cavalletto”, che è il risultato dell’adattamento di uno sgabello da cucina a scaletta. Il “cavalletto” ha un’altezza di 60 cm. e sopra di esso sono legate una o due coperte arrotolate. Alla parte inferiore della piattaforma è applicato un bastone cilindrico che sporge da entrambi i lati di circa 15 cm. Il “cavalletto” viene impiegato per distendere i muscoli dorsali contratti. L’esercizio base consiste nell’adagiarsi con la schiena sul cavalletto in modo che la coperta venga a trovarsi al livello delle estremità inferiori delle scapole. Si piegano le ginocchia e si allungano le mani per arrivare alla sedia posta dietro il “cavalletto”. Nelle persone con la schiena rigida lo stiramento risulta molto doloroso. Ci possono essere inoltre difficoltà di respirazione e questo significa che ci si sta trattenendo dal respirare profondamente. Si può superare parzialmente questo problema emettendo un suono durante l’espirazione.

Gli esercizi “espressivi”.
Questi sono esercizi che facilitano l’espressione dei sentimenti repressi. Lowen ritiene che i sentimenti sorgano come impulsi o movimenti spontanei dal centro vitale dell’individuo. Di conseguenza ogni impulso ed ogni emozione repressa limitano la vitalità e la motilità dell’organismo.
Un tipico esercizio “espressivo” che si usa in terapia prevede l’azione di scalciare su un materasso dalla posizione sdraiata. I calci vengono dati sbattendo con forza prima una gamba e poi l’altra. Il colpo viene assestato con tutto l’arto e non solo con una parte di esso. Questo movimento aiuta a rafforzare le gambe e a renderle più flessibili. Per aumentare l’intensità del coinvolgimento è possibile, ad ogni colpo, pronunciare con decisione e a voce alta la parola “No”.
Un esercizio molto coinvolgente sul piano fisico ed emotivo è quello che Lowen definisce “scenata infantile di collera”, che viene usato quasi esclusivamente nelle sedute di terapia individuale per aiutare il paziente a “lasciarsi andare”. Sempre dalla posizione sdraiata, si piegano le gambe e si appoggiano i piedi sul materasso. Si comincia quindi col picchiare alternatamente le piante dei piedi. Dopo una breve pausa, si riprende questo movimento e contemporaneamente si picchiano i pugni sul materasso. La testa viene girata a destra e a sinistra in sintonia con i movimenti del resto del corpo. Ogni colpo inoltre è accompagnato dalle frasi “Non voglio”, oppure “Non lo faccio”, pronunciate a voce alta. Il coordinamento tra i movimenti delle gambe, delle braccia e della testa è l’elemento essenziale di questo esercizio. Se eseguito correttamente, il corpo si muove in modo unitario.
In terapia si può esprimere efficacemente la rabbia anche con un altro esercizio che si esegue in piedi, davanti al materasso, con le ginocchia leggermente piegate. Con un movimento ampio delle braccia si colpisce vigorosamente il letto con i pugni, pronunciando contemporaneamente una qualsiasi parola o frase che esprimano uno stato d’animo di rabbia. In alternativa il colpo può essere sferrato con una racchetta da tennis. Lo scopo di questo esercizio è di sciogliere le tensioni, soprattutto a livello del cingolo scapolare, che inibiscono l’impulso di colpire e di esprimere fisicamente la rabbia.

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